Come parlare bene e con sicurezza

Come farsi ascoltare dai clienti e dai collaboratori. L'obiettivo è farci ascoltare e farci seguire quando parliamo in ogni situazione professionale.

Vediamo che cosa può impedirci di farci ascoltare e come possiamo superare questi inconvenienti in modo pratico. Così da farci ascoltare davvero.

1. La voce è in differita rispetto al pensiero: questo può impedirci di parlare bene

Sto per parlarti di un fenomeno quotidiano a cui però non pensiamo mai, eppure è spesso fonte di fraintendimento fra le persone, perché, senza saperlo, ogni giorno noi parliamo nel modo che sto per descriverti.

Quando parliamo con una persona compiamo due azioni distinte: 

  • per prima cosa pensiamo ciò che vogliamo dire, 

  • e poi lo diciamo a voce alta. 

Fin qui sembra tutto normale, dirai.

Dopo aver pensato e detto il primo pensiero, pensiamo subito a ciò che vogliamo dire successivamente e ancora una volta apriremo la bocca per dirlo, esattamente come in questo disegno:

Ma questa infografica non è del tutto corretta. Nella realtà il pensiero 2 avviene contemporaneamente all’emissione della frase a voce 1

Questo è fonte di un grave problema. Molto spesso infatti può succedere che, mentre stiamo dicendo una frase e contemporaneamente pensiamo alla successiva, quest’ultimo pensiero ha un impatto emotivo visibile nel nostro comportamento e nell’espressione del nostro volto. 

Esattamente quando stiamo dicendo la prima frase, il solo pensiero della seconda frase ha un impatto immediato, te lo mostro in quest’altro disegno

Ciò significa che noi stiamo “sporcando” il concetto che sta uscendo dalla nostra bocca con l’effetto emotivo del nuovo pensiero che al momento è ancora nella nostra mente.

Se per esempio sto dicendo che sono molto contento di vederti e sto già pensando che dovrò darti una brutta notizia, potrei avere la fronte corrucciata oppure accigliarmi o potrei tradire una voce di sconforto da subito. 

 

Il contenuto mentale del messaggio successivo può contaminare il concetto che sto dicendo.

In questo caso il rischio è che le persone non capiscano se noi siamo davvero contenti di vederle, e questa interferenza nella comunicazione può generare una prima diffidenza.

2. Per parlare bene dobbiamo tenere il filo logico

Per non parlare, inoltre, della difficoltà di chi parla a tenere il filo logico del discorso. 

I pensieri si accavallano e si intrecciano rendendoci ripetitivi, talora logorroici e possiamo dare l’impressione di non arrivare mai al dunque. Tutto questo ci dà la sensazione di non parlare bene e ci fa perdere sicurezza in noi stessi.

La soluzione? 

 

Dobbiamo abituarci a dire un pensiero per volta. E fermarci. 

 

Potresti obiettare: ma le persone che mi ascoltano in questo modo si annoierebbero, perché nessuno ha tempo da perdere. Pensaci bene: quando ti annoi? In due occasioni in particolare:

  • primo, quando le persone ripetono sempre gli stessi concetti;

  • secondo, quando le persone parlano così velocemente che non riesci più a seguire il filo del discorso, perché infilano un concetto dopo l'altro e ti travolgono con una valanga di contenuti.

Come abituarci, in pratica, a dire un concetto dopo l'altro con ordine e senza accavallare i pensieri? Con un esercizio pratico.

 

PRATICA PER PARLARE BENE

Immagina di volere raccontare che cosa hai fatto ieri sera una volta tornato a casa dal lavoro. Immagina di descrivere le azioni, una dopo l’altra. Di solito descriviamo il nostro rientro a casa in un modo simile a questo: ieri sera sono arrivato al pianerottolo del mio appartamento, ho infilato le chiavi di casa nella toppa, ho aperto la porta di casa, ecc. 

Ma quando raccontiamo abbiamo la tendenza ad alzare il tono alla fine della frase: lasciamo in sospeso come a dire che “non ho finito, e adesso ti racconto altro”. Ti consiglio di guardare il video sopra con l’esempio pratico (il video riporta tutto questo articolo).

Questo modo di raccontare, con continue sospensioni, fa sì che noi non siamo davvero presenti ciò che stiamo spiegando raccontando. 

Insomma è un po' come se fossimo costantemente proiettati in avanti con una interminabile corsa a ciò che verrà dopo. Vediamo allora un esercizio con le pause esagerate. 

Questo esercizio è un po' come gli addominali che fanno gli atleti di una squadra di calcio o di basket. Durante le partite i giocatori non si metteranno per terra a fare gli addominali, ma durante le sessioni di allenamenti devono per forza farli, oltre a tutti gli altri esercizi che eseguiranno per rinforzare il fisico, migliorare la prontezza di azione e la capacità didattica. 

 

L’allenamento è il supporto fondamentale della partita.

 

Per esempio, prova a leggere i passaggi qui sotto mettendo un punto, davvero un punto al termine di ogni frase:

 

 

Ieri sera sono arrivato al pianerottolo del mio appartamento. (punto)

 

 

 

Ho infilato le chiavi di casa nella toppa. (punto)

 

 

 

Ho aperto la porta di casa. (punto)

 

 

Ho chiuso la porta di casa.

 

TOCCA A TE.

Ora ti consiglio di fare una prova tu con un tuo racconto personale. Mi raccomando esagera bene le pause, ciò significa che sarai costretto a mettere il punto su ognuna delle affermazioni che farai. Inizia l'esercizio: metti il punto!

Piccola parentesi: I disegni che hai visto fino adesso sono tratti dal mio manuale Public speaking pratico, lo trovi qui.

 

3. Per parlare bene abbiamo bisogno di un eloquio chiaro

Andiamo avanti e vediamo un'altra ragione per cui rischiamo di non parlare bene e senza sicurezza.

Sarà capitato anche a te di dover chiedere a una persona “come, scusa? non ho capito che cosa hai detto”, perché si era mangiata le parole oppure il volume della voce era troppo debole.

Questo è un altro problema piuttosto diffuso. A volte può dipendere da una parlata eccessivamente veloce, a volte può dipendere da un volume eccessivamente debole e senza slanci. Ma spesso l’incomprensione dipende dalla conformazione delle parole nella lingua italiana. Eh, sì.

Nella lingua italiana abbiamo perlopiù parole piane. La faccio semplice: le parole piane sono quelle in cui l’accento che ci dice come dobbiamo pronunciare l'intera parola - detto accento tonico - cade sulla penultima sillaba. 

Per esempio nella parola “risultati” l’accento cade sulla penultima “a”: RISULTÀTI. E così sappiamo come dobbiamo pronunciarla. Ecco, questa è una parola piana. 

Il problema è che noi abbiamo la tendenza a pronunciare le sillabe successive a quelle accentate con un volume decisamente più debole e spesso senza articolare bene la bocca. Dentro di noi è come se la parola fosse già stata pronunciata. Dentro di noi. Ma in realtà la parola deve poter arrivare comprensibile a chi ascolta.

Pensa a quanto diventa ancora più grave questo problema con le parole sdrucciole, dove cioè l’accento cade sulla terzultima - per esempio ÒTTIMO - oppure le parole bisdrucciole, le più rare, dove l’accento cade sulla quartultima - per esempio “CÀPITANO”.

Per risolvere questo inconveniente dobbiamo rinforzare l’ultima sillaba di ogni parola piana, sdrucciola o bisdrucciola. 

Trovi esercizi utili per risolvere questo inconveniente sia nel mio blog sia nel mio canale YouTube, e per esempio questo:

 

4. Per parlare con più sicurezza, togli discorsi dalla tua mente. 

Pensare a come dovremmo fare un discorso è utile ma non è sufficiente per trovare le idee, metterle in ordine e argomentare.

Il rischio di limitarsi a pensare il discorso è proprio quello di pensare in modo non logico, ma secondo un flusso di coscienza. Il flusso di coscienza rispetta un criterio spesso poco logico. Insomma è disordinato come le gocce d’acqua di un ruscello. 

Il problema del flusso di coscienza è che non è pensato per essere ascoltato da una persona in particolare, ma avviene lì per lì e a volte nemmeno ci ricordiamo da dove eravamo partiti.

 

I discorsi si scrivono o si dicono. 

  

Quindi possiamo scrivere le nostre idee per vederle bene davanti ai nostri occhi, oppure, dire il discorso ad alta voce, magari anche registrandolo con lo smartphone.

 Perciò per prima cosa dobbiamo andare alla ricerca pratica delle idee e poi metterle in ordine. Vediamo come.

 

INVENTA LE IDEE.

Che cosa significa inventare? Per noi oggi inventare significa creare qualche cosa che non c'era prima, ma è un punto di vista limitante. Ti è mai capitato di cercare un mazzo di chiavi, di non riuscire a trovarlo, per poi scoprire che si trova proprio lì sotto il naso. Con le idee funziona un po' allo stesso modo: quante volte idee sono a portata di mano eppure non le vediamo!

Quando cerchi le tue idee per spiegare qualcosa a una persona, è buona norma fare come faceva Cicerone. La prima cosa che Cicerone faceva per preparare un'arringa era la “inventio"

Inventio è una parola che non ha affatto il significato comune del nostro inventare.

"Inventio" viene dal latino "invenire", che significa "trovare". Ma Possiamo trovare solo ciò che esiste già, non quello che non è mai esistito. Ed ecco perché possiamo risparmiare tempo: inventare le idee deve consistere nella ricerca di contenuti che esistono già da qualche parte, solo che NOI non li abbiamo ancora visti. O meglio ri-visti. Come il famoso mazzo di chiavi.

Ma!

Ma ogni volta che noi cerchiamo le idee abbiamo il vizio di volerle giudicare nell'esatto momento in cui queste arrivano, ma è sbagliato. La ricerca richiede un impegno mentale che è diverso dall'attività del giudicarle. Insomma è come se facessimo lavorare l'ufficio ricerca delle idee e l'ufficio valutazione delle idee contemporaneamente usando una sola mente, la nostra. Vedi che spreco di risorse energetiche? 

Conseguenza di questo le idee vengono censurate, bloccate, e alla fine ci ritroviamo con meno idee da selezionare.

  

C'è un tempo per trovare le idee e c'è un tempo per giudicare le idee. 

Le idee esistono già, bisogna solo inventarle. In questo video ti spiego un metodo pratico per trovare le idee:

5. Metti a posto le tue idee, ti aiuterà a parlare bene, anzi meglio

Dopo aver trovato le idee è venuto il momento di stabilire come organizzarle. Questa è la seconda fase della preparazione del discorso, fase che Cicerone chiamava dispositio. Che non vuol solo dire "mettere le cose in ordine".

Non è sufficiente stabilire quale idea dovrebbe venire prima e quale dopo, perché non basta una banale disposizione in fila indiana. Come farlo in pratica? 

Pensa a quando tu ascolti una persona: che cos'è che ti colpisce di più? Diciamoci la verità, siamo più interessati ai problemi che una persona ci racconta di sé, oppure siamo più attenti quando una persona dimostra si curarsi dei nostri problemi? 

 

Siamo più attenti quando le persone dimostrano di tenerci in considerazione, ascoltarci, e volerci aiutare.

 

Per questo, il criterio più utile per mettere in ordine le idee consiste nell’anticipare prima possibile le più interessanti per il tuo destinatario: per coinvolgere da subito le persone devi toccarle su quello che interessa loro concretamente. Da subito.

Per esempio, in articolo ti sto parlando di un argomento che suppongo ti interessi, posso supporre che sia questa la ragione per cui sei arrivato o arrivata sin qui. Come ho iniziato l’articolo? Ti ho forse parlato di me? Rivediamo:

Tutti noi vorremmo saper parlare bene e con sicurezza.

Però può accadere che le persone non ci ascoltino come ci piacerebbe.

In questo articolo vediamo che cosa può impedirci di farci ascoltare e come possiamo superare questi inconvenienti in modo pratico. 

In pratica:

  • ti ho presentato un desiderio comune a molte persone, e cioè il saper parlare bene con sicurezza, 

  • ti ho presentato un inconveniente o un rischio in ci probabilmente puoi esserti riconosciuto e 

  • alla fine ho posto una domanda che introduce l'intero video agganciando la curiosità, l'interesse, e i dubbi degli ascoltatori. 

Avrei potuto farlo in seconda persona, cioè avrei potuto dire che cosa può impedirti di farti ascoltare. A volte lo faccio, a volte invece preferisco parlare in modo meno diretto e invasivo, usando il noi: ciò significa che possiamo reciprocamente riconoscerci nell'inconveniente che ho presentato e nel desiderio di risolvere e di arrivare a risultati.

Pensa come penserebbe la persona che ti ascolterà.

6. Riepilogo

Riepilogando:

  • ricordiamoci di focalizzarci esattamente in ciò che stiamo dicendo mentre lo stiamo dicendo

  • alleniamoci per migliorare il nostro eloquio

  • elaboriamo i nostri contenuti non solo amente, ma soprattutto per iscritto o ad alta voce

  • prima cerchiamo le idee e solo dopo le valutiamo

  • assumiamo il punto di vista del nostro interlocutore.

Se ti interessa approfondire queste tematiche, puoi seguirmi su YouTube o su LinkedIn.

Oppure contattami per sapere come posso aiutarti con la consulenza privata.

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