Come coinvolgere di più nei video meeting

La scuola ci riguarda tutti. Ci riguarda non solo perché tutti ci siamo passati, non solo se siamo docenti o studenti, la scuola ci riguarda tutti perché è a scuola che stanno crescendo le persone che andranno a generare le idee per il nostro futuro. Ma la «didattica a distanza è avvilente».

Ha ragione la professoressa Simona P., mia cara amica che insegna italiano in una scuola media di Mantova: la didattica a distanza - DAD - è avvilente. Ma non che sia avvilente l'idea in sé della DAD, probabilmente non lo sarebbe se fosse integrata con la didattica in presenza. Ciò che avvilisce è la mancanza di una vera progettualità da parte di chi ha pensato alla DAD. Eppure le opportunità ci sono, vediamo.

1. L'urgenza del momento

Ho lavorato per anni dentro la scuola, come maestro, come educatore, come docente di teatro. Mai potrò sostituirmi agli insegnanti oggi, ci vuole molta professionalità per farlo. Non è il momento delle polemiche, è il momento urgente delle proposte: ai docenti il lavoro e l'opportunità di sperimentarsi.

Quanto propongo qui è lungi dal risolvere i problemi della scuola, è invece un nudo contributo, frutto di sperimentazioni personali con gli adulti. E che c'entrano i giovani con gli adulti?, potrei sentirmi dire. C'entrano, perché siamo stati tutti a scuola e da lì siamo evoluti quel che siamo oggi, la scuola ci riguarda tutti.

Prima della mia proposta a Simona, ecco le sue parole:

Sarebbe bello se anche a scuola potessimo davvero svincolarci dalla valutazione qualitativa e concentrarci sulla bellezza e lo stupore di chi apprende. L’ho visto tante volte sul volto dei miei studenti, un sorriso che si accende...

Puoi immaginare quanto sia avvilente la Dad e soprattutto la valutazione nella dad...

 

2. Una proposta

Cara Simona,

[...] La mancanza delle sensazioni di contatto tout court può essere davvero frustrante. Questa verità sembra essere già racchiusa nella fretta con cui si è voluto "acronomizzare" anche questa esperienza, ed ecco “DAD”.

Vi sono difficoltà concrete e forse diffuse, come, per puro esempio, la mancanza di mezzi per studenti che vivono in famiglie povere quanto meno in senso culturale.

 

In altra sede, un’altra docente mi raccontava che vi sono ragazzi che si vergognano delle condizioni della propria famiglia e odiano mostrare i loro interni domestici durante le video lezioni.

Proseguo:

Quello che posso condividere con te è il potere che ha questo strumento di didattica, e che invece non ha la didattica in presenza, almeno in questa forma e misura. L’ho sperimentato da fruitore attento e da formatore appassionato.

Si tratta proprio di quello strumento che molti tuoi colleghi detestano - ne ho sentito parlare con questo sentimento eufemistico - ma che in realtà è da amare. Ed è la chat.

3. L’opportunità della chat

La chat libera gli animi più introversi, la chat solleva i timidi dalla fatica da titani di alzare la mano e proferire parola di vibranti corde.

La chat permette di leggere e scoprire simultaneamente il pensiero di tutti, e questo moltiplica le idee all’istante, e questo ci pone senza mediazione di fronte al dualismo "sono d’accordo/non sono d’accordo" et similia ad libitum. La chat permette al formatore di osservare i volti delle persone mentre scrivono e leggono. 

Che esperienza hai avuto in tal senso?


Simona poi risponde:

... Penso che non ho valorizzato abbastanza questo strumento. E che lo userò e cercherò di guardare “dentro” i miei studenti. [...]

Io in questo momento sto attraversando un grande dolore che  mi impedisce la vista, ma rimango sempre aperta all’indagine e alla scoperta.

 

La scuola ci riguarda davvero tutti.

In attesa di ricevere aggiornamenti da Simona,

le auguriamo buon lavoro,

con tutto il nostro sostegno.

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